martedì 29 luglio 2014


Ch 7: Oltre l'oscurità della città nebbiosa

Scritto da Mizue Tani, illustrazioni di Asako Takaboshi

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- “La nebbia è arrivata veramente.”-
La giovane debuttante nervosa, a cui era stata rivolta la frase, alzò in alto il viso sconcertato, per dare una veloce occhiata dalla finestra della carrozza in cui erano.
La nebbia si stava stendendo pesante intorno ai palazzi della città, modellando le sagome delle strutture della città in forme vaghe ed eteree.
I suoi occhi riconobbero il Central Hall Cathedral, che s'imponeva alto, sovrastando gli edifici della città che gli erano intorno, mentre la nebbia sfocava la sua figura, che lo faceva quasi sembrare ad un gigante in piedi a guardare la nebbiosa città.
- “sono notti come queste che fanno pensare che qualcosa di pericoloso possa accadere. Non è una giornata per una giovane donna come voi, in cui aspettare una carrozza sul ciglio della strada.”-
La ragazza diede una modesta, piccola occhiata all'origine della voce maschile seduta accanto a lei, ma velocemente ritornò a fissare le mani poggiate sul suo grembo.

- “Sì, avete ragione, non sapevo veramente cosa fare, quando mi sono separata dalla mia cameriera. Non posso ringraziarla abbastanza, milord.”-
- “Non c'è bisogno di essere formali. Sono io ad essere fortunato per aver avuto il tempo da spendere con un'affascinante lady come voi.”-

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- “Oh, no, io...”-
Sebbene sapesse che erano solo lusinghe, non riuscì a rallentare i battiti del cuore. La timida ragazza non riusciva ad incrociare gli occhi con il proprietario della carrozza, che era grande nell'interno come all'esterno.
Quell'uomo, che possedeva una rara bellezza personale, era un giovane nobile, che era ritornato a Londra dall'estero. Era sulla bocca di tutti, e si diceva che affascinasse le donne e gli uomini e che catturasse la loro attenzione con la sua conversazione intelligente e ben educata. Si era anche vicini alla Stagione, eppure le voci scottanti tra le debuttanti, figlie dell'alta società, riguardavano sempre questo scapolo che non era nemmeno stato a Londra per un mese.
Ed era incredibile che il Conte di cui si parlava, si ricordasse di una ragazza come lei, che sebbene l'avesse incontrata, le aveva parlato appena, ed era successo che le fosse andato incontro, quando non era riuscita a prendere un passaggio, e si era offerto di portarla a casa.
Qualcuno di timido e riservato come lei, non voleva veramente dare una mano al negozio di beneficenza. Per una debuttante, figlia dell'alta società come lei, era un dovere essere involta in queste attività di beneficenza e lei sapeva che queste erano un allenamento per gestire la casa, per un matrimonio futuro, e proprio quando aveva cominciato a pensare che nulla avrebbe potuto andare peggio, si era separata dalla sua cameriere tra la folla, e il tempo aveva cominciato a peggiorare.
La giovane ragazza rubò un'altra occhiata all'uomo a fianco a lei, per confermare un'altra volta che quella era sicuramente la realtà.
“mi chiedo se Rosalie sarebbe gelosa”, pensò, perché ricordava la sua affannosa conversazione: sul come si era innamorata a prima vista di questo Conte.

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- “Siete così riservata.”-
Anche senza alzare il viso per guardare, poté dire che lui le stesse sorridendo dolcemente.
- “Oppure vi state pentendo di essere in una carrozza con un uomo che conoscete appena?”- chiese lui.
- “Oh, no, non potrei mai.... perché tutti dicono che il Conte Ashembert è il miglior gentiluomo.”-
- “Le voci appaiono dal nulla e spariscono come nebbia. Nessuno sa veramente la verità e nessuno ne è interessato.”- disse e poi inaspettatamente sporse il corpo verso di lei, facendola diventare rigida come una roccia.
Le sue morbide dita raggiunsero i suoi capelli.
Ma si fermarono proprio vicino all'aria vicino ai suoi riccioli e ritrasse il braccio rivelando che stava tenendo una foglia.
- “Perdonatemi. Dev'essere stato portato dal vento.”-
Senza pensare a ciò che stava facendo, guardò in alto e i loro occhi s'incontrarono.
Lui fece un'imperturbabile sorriso perfetto, ma la ragazza pensò di aver visto un qualcosa di oscuro nascondersi dietro di essi e tremò dalla paura perché non sapeva che cosa aveva visto.
Un uomo che conosceva a mala pena. Aveva ragione.
Anche se era un uomo con un nome famigliare prestigioso e una posizione sociale, non aveva la possibilità di sapere che fosse un uomo onorabile, un vero gentiluomo o meno.
- “Dicono che ci sia un malvagio che si nasconde nella nebbia di Londra. Siete a conoscenza di quante giovani ragazze e ragazzi siano scomparsi in questa nebbia, Lady Doris?”-
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- “N-No, temo di no”- disse scuotendo la testa, ancora incapace di togliere gli occhi da lui.
- “Per favore, siate attenta a non essere inghiottita dall'oscurità.”-
La carrozza non si mosse più.
Il cocchiere aprì la porta e lei fece un sospiro di sollievo vedendo che erano di fronte alla sua casa.
Com'era stato sciocco da parte sua immaginare che sarebbe stata trascinata dalla profonda, nebbia oscura.
Ma dopo che fissò la carrozza del Conte andarsene via nella strada dentro la densa nebbia e fuori dalla vista, riuscì a capire come le persone credevano alla diceria che le terre di quell'uomo fossero oltre il regno della nebbia, in un altro regno.
Il titolo di Lord Ashembert era Conte di Ibrazel.
Si diceva fosse il Lord del mondo delle fate.
- “Doris dove sei stata? Non era il Conte Ashembert in quella carrozza proprio adesso?”- disse la voce di una giovane ragazza dietro di lei.”-
- “Rosalie! Sì, oh.”-
Sua cugina Rosalie stava affrontando Doris, di fronte al cancello della casa, doveva aver guardato dal momento che fumava di rabbia.
- “Stai cercando di prendere un vantaggio su di me?”-
- “No, non potrei mai.”-

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- “Perché non mi guardi negli occhi? Mi stavi nascondendo qualcosa prima?”-
- “No, non sto nascondendo nulla”- mentì la ragazza.
- “Ascoltami bene, non sarai mai in grado di nascondere nulla a me. È meglio che non dimentichi che abbiamo fatto un giuramento con una fata.”-
- “Certamente.”-
- “Allora, dimmi. Cos'era quella lettera che stavi scrivendo alle mie spalle?”-

- “Stavi guardando?!”-
- “Cosa? È qualcosa che ti turberebbe se la vedessi?”-
“Questo vuol dire che non ha letto ciò che vi era scritto.”
Doris si rilassò sollevata ma questo fece arrabbiare ancor di più Rosalie.
- “Oh, quindi mi stavi nascondendo qualcosa! Hai dimenticato che se rompessi il nostro giuramento quella fata verrebbe e ti punirebbe?”-
Si ricordò di quando loro due fecero un giuramento alla fata. Fecero una promessa, che come amiche non avrebbero avrebbero avuto segreti tra loro. Sua cugina disse che se una di loro due avesse rotto quella promessa, allora l'uomo della nebbia sarebbe venuto a punirla.
- “Ma Rosalie, credi veramente che l'uomo della nebbia esista?”-
- “Certo che esiste! Oh, non m'importa più di te! Non ti aiuterò se ti accadesse qualcosa. Sarebbe fantastico se tu fossi rapita dall'uomo della nebbia e scomparissi!”-


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L'uomo della nebbia. Era la fata della nebbia di cui si parlava ai bambini che crescevano.
Non era nell'età di credere nelle favole, ma ci credeva un po' perché la spaventava a morte.
Il motivo della sua paura era perché aveva assistito alla vista di un povero bambino che era stato catturato dall'uomo della nebbia. Era solo un vago, frammento di memoria di quando era una giovane bambina, ma era sicura che non fosse un sogno. A causa di quel ricordo, il nome dell'uomo della nebbia era l'incarnazione dell'oscurità, della morte e che la spaventava, ancora adesso.
Si chiese cosa succedeva quando qualcuno veniva catturato dall'uomo della nebbia.
Mentre guardò la sua cugina rossiccia allontanarsi, sentì la sensazione di essere abbandonata nella nebbia, da sola.

- - - - -

Mayfair era un rinomato distretto, dove ospitava le proprietà di ricchezza e prestigio a Londra. In uno dei suoi angoli c'era la casa-castello di Edgar Ashembert.
Il giovane Conte, che era circa sulla ventina, che si diceva fosse appena tornato dall'Inghilterra, aveva immediatamente comprato la pallida, bianca costruzione; e una della stanze era l'ufficio di Lydia.

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Come dottore delle fate privato, costretta ad essere assunta dalla famiglia del Conte, erano due settimane che questa diciassettenne aveva iniziato a recarsi alla sua casa.
Edgar aveva il titolo di Conte inglese, come signore del feudo a Ibrazel (mondo delle fate), comunque, lui non era della vera linea di sangue della famiglia Ashembert; era solo un uomo con una nascita e un lignaggio sconosciuti. Sembrava che non ci fossero dubbi che fosse nato da una famiglia aristocratica, ma non aveva conoscenza sulle fate.
Proprio come la maggior parte delle persone, anche lui non poteva vederle e o sentirne le voci, ma c'erano fate che vivevano nelle terre che aveva ereditato come Conte, e dal momento che loro l'avevano accettato come loro padrone, doveva aver pensato che sarebbero sorti problemi e perciò avrebbe dovuto aver bisogno dell'aiuto di un dottore delle fate e quindi aveva deciso di assumere Lydia.
Dall'era in cui fate e umani avevano vissuto fianco a fianco, esisteva il dottore delle fate, qualcuno con la conoscenza sulle fate e con l'esperienza di trattare con loro, e il loro lavoro era di mantenere la pace tra le due specie.
Comunque, ora, nel 19 esimo secolo, l'esistenza delle fate era stata confinata nei libri per bambini, e tutti avevano dimenticato che esse erano le loro vicine. Anche l'esistenza dei dottori delle fate era un qualcosa si pensava fosse raro.
Questo era il motivo per cui quando Lydia aveva aperto i suoi servizi come dottore delle fate nella sua città, c'erano state difficilmente delle offerte di lavoro, e lei era stata trattata solamente come una pazza. Era quel tipo di situazione, eppure era stata assunta come dottore delle fate.

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Era facilmente dicibile che questa posizione onorevole era indegna per qualcuno come novizio e inesperto come Lydia, ma la ragione per cui non riusciva a dirsi fortunata e sentirsi grata era per via del suo datore di lavoro e la sua faccia per cui lei non riusciva a capire a cosa stesse pensando.
Come oggi, quando aprì la porta di quella che si supponeva fosse la sua camera di lavoro, fu snervata da ciò che vide e sentì come se volesse crollare.
La stanza era riempita da fiori nei vasi.
- “Che cos'è questo?”-
- “Un regalo dal padrone.”- rispose Tomkins, il maggiordomo, dietro di lei.
Con movimenti veloci e frizzanti, inimmaginabili per la sua figura tarchiata, portò un altro vaso fiorito vicino alla finestra.
- “Il padrone ha del lavoro da fare ed è assente oggi, ma voleva che Miss Carlton spendesse una giornata piacevole.”-
Lydia fu sollevata che Edgar fosse fuori di casa.
“Quindi, questo significa che non dovrò andare da nessuna parte, oggi.”
Dato che era praticamente trascinata in giro ogni giorno, per accompagnare Edgar a spettacoli e ricevimenti e concerti. Voleva chiedere quante di queste cose erano il lavoro di un dottore delle fate, ma erano passate già due settimane da quando le era stato detto di partecipare a tute quelle cose.
Lydia non aveva ancora fatto alcun lavoro, onesto decente.



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Ma nella sua testa, Edgar aveva davvero assunto Lydia per farla lavorare per lui?

Lydia pensò che era la sua bambola praticamente.
Anche quella stanza, non somigliava affatto ad un ufficio.

Il tappeto e la carta da parati avevano un tono giallognolo, verde brillante per compensare il bellissimo divano e vestiti decorati con pizzo fine e ricami e le graziose tende di seta erano fatte con molti plissé.
Perfino gli armadi avevano degli ornamenti in vetro e bambole di ceramica allineati su di sé, facendo sembrare la stanza come se fosse stata la casa di una ragazza adolescente. Non riusciva a capire a cosa stesse pensando.
- “E diversi dei vestiti ordinati sono arrivati, quindi per favore verifichi le loro misure.”-
- “Cosa? Vestiti?”- fermò Tomkins che stava per andarsene.
- “Sì, sono per quando andrete alla Royal Opera House il prossimo mese.”-
- “Opera? Non mi è stato detto nulla al riguardo.”-
- “Allora, sarete informata presto. Abbiamo preparato molti vestiti per il futuro, quando andrete in contesti sociali dove ne avrete bisogno. Oh, per favore, non sentitevi offesa. Questo è solo uno degli equipaggiamenti per il vostro impiego forniti dalla famiglia del Conte.”-


- “Um, ma cosa intende per ambienti sociali? Com'è collegato questo con il mio lavoro? Inoltre, non è corretto da parte sua includere l'andare all'opera nel mio orario senza consultarmi.”-


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D'altra parte, le ragazze erano solamente degli ornamenti per lui, per stargli in piedi vicino, per aiutare a magnificare il suo fascino. E proprio perché sentiva ciò, Lydia si opponeva ai regali floreali e alle uscite per attraenti incontri sociali.
- “Nel caso voi l'aveste detto, Lord Edgar ha dichiarato che mi avrebbe messo un vestito e trascinato con sé all'opera. Per favore, abbiate pietà per questa vecchia anima.”-
Non si poteva dire se fosse o uno scherzo o meno quando lo diceva Edgar. Lydia voleva mettersi le mani nei capelli.
- “Mr. Tomkins, non è stanco di servire Edgar?”-
La sua famiglia era stata in servizio come maggiordomo del Conte per generazioni e lui era desideroso di servire il suo nuovo padrone che era ritornato dopo trecento anni d'assenza, ma lei era curiosa di sapere se fosse felice con quel giovane ragazzo frivolo.
- “Miss Carlton, è il compito di un padrone portare avanti e indietro il suo maggiordomo. Ma l'ottimo modo in cui il maggiordomo risolve gli ordini del padrone, prova le sue qualifiche di un grande maggiordomo.”-
- “Oh... capisco, quindi è un mondo di rivalità.”-
Sollevò gli angoli della bocca, il che le fece supporre che questa era una sfida che valeva la pena di fare per lui.
- “Ma non ho intenzione di giocare a competere con Edgar.”-

Lydia tirò lo scialle sulle sue spalle un'altra volta, e lasciò il suo ufficio.
- “Dove andate? Milady.”-
- “Sono libera di fare come voglio, giusto? Allora, vado a fare una piccola passeggiata.”-

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Pensare di stare ancora lì, la faceva credere di star facendo solo quello che Edgar voleva che lei facesse e questo era irritante.
- “Sembra che la nebbia s'infittirà questo pomeriggio”- menzionò il maggiordomo.
- “Sicuro?”-
- “Sì, l'umidità nell'aria formicola le pinne sulla mia schiena.”-
- “Perciò, arriverò prima di allora.”-
Anche se Pasqua era già passata, i venti primaverili stavano prendendo tempo e non erano arrivati a Londra, e quindi non c'era segno della primavera che stava arrivando e il numero di giorni nebbiosi continuava. Si chiese quanto avrebbe dovuto stare qui a Londra. Lydia all'inizio era solo venuta dalla campagna scozzese per spendere la Pasqua con suo padre.

Il padre di Lydia viveva e lavorava come professore universitario a Londra, e che era stato effettivamente preoccupato di lasciare sua figlia a vivere da sola nella loro residenza scozzese; e qui aveva accennato che sarebbe stato meglio per lei vivere qui.
Ma per Lydia, la sua casa di campagna era il suo paradiso, dove riposavano i ricordi di sua madre che era morta quando lei era piccola, e soprattutto, amava il modo in cui vi erano così tanti differenti alberi e piante e fate.
Anche quando sua nonna morì e Lydia fu lasciata da sola, suo padre non la costrinse a trasferirsi a Londra.

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Anche se avesse dovuto scegliere il paese dove vivere adesso, suo padre avrebbe accettato.
Ma, il vero problema era Edgar.
Da quando era stata assunta dal Conte, non avrebbe potuto lasciare Londra senza il permesso di Edgar.
Comunque, nel caso di Lydia, era più come che fosse stata costretta a lavorare per lui e quindi non aveva la preoccupazione di poter essere licenziata, per cui, per quel caso, poteva essere fiduciosa.
Avere un lavoro che si occupasse di fate era una rarità unica, ma non riusciva a pensare come assecondare le buffonate giocose di Edgar fosse parte del suo lavoro, e quindi aveva pensato che forse fosse possibile ritornare alla campagna ancora come suo dottore delle fate.

Cercò di pensare ad una buona maniera di convincere Edgar a quella idea e mentre ci pensava, Lydia gironzolò per il parco.
- “Oh cielo, questo pesce è davvero orrendo.”-
Chi disse ciò fu il gatto che era al suo fianco, senza che se ne fosse accorta.
No, non era veramente un gatto ma una fata e stava camminando a quattro zampe come un normale gatto sulla cima di un muro in mattoni.
- “Nico, dovresti smetterla di prendere i tuoi pasti dai negozi.”-
- “Ora capisco perché i gatti dei vicoli non vanno vicino al posto. Il cibo non era il mio scopo.”-

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Nico fece una pausa per essere sicuro che non ci fosse nessuno attorno e salto già dal muro e stette in piedi sulle sue zampe posteriori. Rizzò la sua soffice coda grigia e sistemò la cravatta sul collo e gonfiò il petto come un orgoglioso gentiluomo.
- “Allora per cos'era?”-
Lydia notò la sua coda avvolta attorno a qualcosa che stava portando attentamente.
- “Dicono che sia un lattina. Secondo i folletti che stavano dormendo sotto le grondaie, questa è la miglior buona cosa da mangiare in tutta Londra.”-
- “Ma quella è una lattina di pesce.”-
- “Cosa, pesce? Non ho mai visto un pesce del genere.”-
- “No, voglio dire, il pesce è nella scatoletta. C'è scritto anche sull'etichetta che è un pece marinato alle erbe.”-
- “Eh? Quindi questo è un contenitore? Non è possibile che lo sia; non c'è un buco per tirarlo fuori.”-
- “Beh, sì. Perché il coperchio è sigillato strettamente; ti serve uno strumento per aprirlo.”-
Nico stava esaminando la lattina continuando a girarla e ci picchiò sopra per testare la sua durezza e quando iniziò a capire che cos'era il pelo sulla schiena si drizzò oltraggiato.
- “Quel maledetto folletto! Come si è azzardato ad imbrogliarmi! Solo perché non era riuscito ad aprirselo da solo per mangiarlo, ha praticamente rubato il mio pane con le noci! Oltretutto dentro è pesce?”-
Lydia gli strappò la scatoletta perché lui stava per buttarla via.
- “Ora, non arrabbiarti troppo per questo. La faremo aprire più tardi. Anche se è pesce, sono sicura che è qualcosa che non può essere catturato normalmente qui.”-

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Da lì, assieme a Nico, entrò nel parco verdeggiante attraversando uno dei piccoli sentieri sporchi.
Il cielo era riempito di nuvole e la nebbia stava cominciando a posarsi attorno a loro, ma entrare in un'area circondata dagli alberi era semplicemente rilassante.
Per colpa di questo tempo non c'era nessuno attorno e lei era in grado di notare fate tra scoiattoli e uccellini che tiravano fuori la testa dai rami degli alberi.
Non era molto rispetto ai boschi della Scozia, ma posti come questi a Londra avevano ancora tante fate. Una volta che capivano che Lydia poteva vedere loro, un umano che potesse vedergli doveva essere raro, cominciarono a radunarsi come uno sciame attorno a lei.
Sedendosi su una panchina, Lydia ascoltò le giocose conversazioni delle fate.
Ascoltarle non era per cercare di capire il significato delle loro parole, la maggior parte delle persone non avrebbe capito che era come la gioia di ascoltare il cinguettio e il pigolio degli uccellini.
Lasciando che il tempo scorresse con calma, la vista attorno improvvisamente si rabbuiò. Vide che un'enorme nuvola di nebbia si era avvolta attorno a lei, ma sentì il profondo rombo dell'abbaiare di un cane.
Le fate immediatamente volarono in tutte le direzioni.
Sembrava che l'abbaiare del cane si stesse facendo più vicino.

- “Oh no, Nico. Mi chiedo se ci sono cani randagi a piede libero.”-
- “Cosa, stai scherzando. Io me ne vado.”-

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Non appena svanì, un cespuglio proprio vicino a lei si mosse innaturalmente.
Un grosso cane avanzò ringhiando. Uno ad uno, altri apparirono dall'oscurità e la circondarono.
- “No.... andate via!”-
Uno dei cani saltò per attaccarla e lei non esitò a lanciare la lattina che aveva in mano. Colpì il segno e il cane cadde a terra ma sembrava che avesse solo scatenato e fomentato gli altri cani.
Proprio nel momento in cui stava per rompere un ramo, una figura apparì da dietro un tronco d'albero. Era un grande uomo, vestito completamente di nero e apparì come sorto dalla nebbia.

- “L'uomo della nebbia....”- quel nome scivolò tra le sue labbra come un sussurro perché la sua vista somigliava all'inquietante fata che si diceva apparire dalla nebbia assieme ad un branco di cani fatati.
L'uomo allungò le mani verso Lydia.

Sentì un po' di vertigini dall'odore di forti droghe chimiche.
Cosa? Un rapitore?”
Comunque, proprio allora, il corpo dell'uomo s'irrigidì. E ancora in quella posizione, il suo corpo s'allungò e cadde sul terreno.
Una pozza di sangue fuoriuscì da esso e inzuppò il terreno di rosso e quello che era dietro di lui, mentre lo guardava assolutamente senza espressione sul viso, era un ragazzo con la pelle color nocciola.
Lydia sapeva chi era. Era il combattente d'oltremare che era come un'arma per uccidere che camminava ed era il fedele servitore di Edgar.

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"Ahhhh!"

L'altra cosa che Lydia vide, furono le zanne del cane selvatico di fronte a lei.
Il ragazzo schizzò verso di lei con un coltello in mano puntandolo al cane. In un taglio, squarciò la sua gola.
In un batter d'occhio fu davanti Lydia per sorvegliarla e abbatté uno ad uno i cani non appena caricarono contro di lui.
- “Dobbiamo andare, Miss Carlton.”-
- “Ma, oh, Raven, perché tu,”-
- “Facciamo in fretta, dobbiamo lasciare quest'area.”-
Spronata, lo seguì.
Quando alla fine arrivarono in un'area dove c'era qualche gente, Lydia si sentì male.

Sebbene fosse uscita da quella situazione snervante, sentì l'odore di prodotti chimici e sangue vorticare attorno a lei.
Controllò i suoi vestiti e i capelli e non erano sporchi né macchiati affatto, eppure, provò la sensazione che fosse zuppa di un sangue invisibile che fosse stato schizzato su di lei.
Non c'era dubbio che la sua vita fosse stata salvata da Raven, ma lei era più impaurita che grata, perché aveva assistito al suo spietato modo di uccidere.
“Non potevi andarci piano solo un po'”- questo era quello che voleva chiedergli, ma Lydia sapeva che la valutazione di lui era molto differente dalla sua.
- “Milady, siete ferita da qualche parte?”-

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- “No,..... sto bene.”-
Voleva solo non essere toccata e quindi Lydia in qualche modo riuscì a raddrizzare la schiena.
La città era sicuramente un posto pericoloso.

Non aveva mai immaginato che sarebbe stata attaccata durante il giorno in un'area deserta.
Doveva anche stare attenta ai borseggiatori e agli scippatori nelle aree affollate e anche se non c'era nessuno attorno, ladri e pervertiti avrebbero potuto cercare una chanche per seguirla.
Non era così difficile immaginare che qualcuno avrebbe tenuto d'occhio Lydia che non sapeva le strade di Londra e che stava camminando da sola.
Ma avere Raven che la seguiva non la sollevava affatto.
Perché il fedele servitore di Edgar sembrava essere una feroce bestia che uccideva. C'era ancora una parte di lui che Lydia non aveva completamente carpito.
Ma la parte del non conoscere abbastanza una persona valeva anche per Edgar che era il suo padrone.
- “Lydia! Grazie a dio, sei salva.”-
Edgar corse nel suo ufficio riempito di fiori, e reagì esageratamente come se fosse sollevato e velocemente prese le mani di Lydia.

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Lydia lo guardò aggrottando le sopracciglia e lui la fissò con un sorriso dolce come un bambino innocente, ma sapeva che non c'era un briciolo di innocenza in lui.
Lydia rapidamente scrollò la sua presa.
- “Sì, sono salva. Grazie al fatto che hai messo Raven a seguirmi.”-
cercò di riempire ogni singola parola uscita dalla sua bocca piena di sarcasmo, ma Edgar non era affatto urtato.
- “Sono felice che sia stato d'aiuto.”-
- “Non è quello che intendevo, cosa vuol dire questo! Se quel pervertito non fosse apparso, allora vuol dire che Raven ti avrebbe fatto rapporto di ogni singola cosa che facevo senza che lo sapessi, giusto?
- “Non mi aspettavo questo. Era solo puramente per lo scopo di difenderti.”-

Oh, veramente?”
Lydia lo fissò come un falco mentre lui la guardava preoccupato, ma quegli occhi malva cinerea che scioglievano l'anima e quel suo aspetto incredibilmente attraente nascondevano ciò che lui stava realmente pianificando nell'oscurità.

Edgar rimaneva ancora un “uomo misterioso” per Lydia.

Con la coda dell'occhio vide Raven entrare nella stanza attraverso la porta.

- “Questa è la medicina per Miss Lydia. Dato che ha lamentato un mal di testa.”-

- “È vero, Lydia? Dev'essere perché sei stata un'esperienza così terrificante.”-

Mentre lo diceva si era inclinato come per scrutare da vicino i suoi occhi, cosa che fece Lydia filare nell'altra direzione del sofà.


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Era un uomo che non si tirava indietro nel creare del piccole intime distanze ed era a conoscenza che nessuno non avrebbe desiderato un uomo con il suo aspetto e con parole dolci e movenze seducenti, che era la cosa la più problematica.
Per Lydia, che veniva chiamata stramba ed era esclusa dal gruppo e di conseguenza non era abituata ad essere a stretto contatto con il sesso opposto, tutto questo appariva sbagliato e le dispiaceva, ma lui continuò comunque, e pose una mano sulla sua fronte.
- “Non sembra che hai la febbre.”-
- “È solo perché ho visto del sangue, ma sto bene adesso!”-
Edgar spostò gli occhi verso Raven. Grazie a questo, s'allontanò e finalmente lasciò che ci fosse dello spazio tra loro.
- “Sangue? Hai ucciso?”-
- “Sì.”-
Era normale per Raven non muovere un muscolo della faccia. Era sempre fedele a Edgar e non dava nessuna scusa e rispondeva alle domande del suo padrone in modo calmo e composto.
- “Quanti?”-
- “Un uomo più quattro.”-
- “Quattro.”-
“Aveva dei cani con sé.”-
Gli occhi di Edgar si abbassarono come se fosse immerso nei pensieri ma poi aprì la bocca per parlare a Raven.
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- “Va bene. È abbastanza.”-
Annuendo, Raven pose un bicchiere d'acqua e una medicina sul tavolo e un oggetto tipo una scatoletta di ferro.
- “Ho anche preso questo fatto cadere da Miss Carlton.”-
Era la lattina che Lydia aveva lanciato ai randagi.
Edgar prese l'oggetto e lo guardò curioso, aveva un angolo piegato.
- “Una lattina di pesce?”-
- “È un'arma, più che altro.”-
Raven non era il tipo di persona che faceva battute, quindi questo significava che aveva pensato che Lydia portasse in giro con sé una lattina per essere pronta a lanciarla a qualcosa.
Si sentì un po' imbarazzata per qualche ragione e fissò Nico che era accucciato a mo' di cerchio, sul cuscino, con la pretesa di fare il gatto.
Come a dire “questo non ha niente a che fare con me”, Nico aprì la bocca in uno sbadiglio.
- “Hmmm, e come la useresti?”- replicò Edgar, dopo che guardò Raven andarsene.
- “Vuoi scoprirlo?”- rispose Lydia.
- “No, credo che passerò.”-

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Rispondendo con un piccolo sorriso, si alzò per sedersi su un divano dall'altra parte del suo.
- “Comunque, Lydia, vorrei chiederti di non camminare fuori da sola d'ora in poi. Se stare con Raven ti fa sentire a disagio, puoi farti accompagnare dalla capo cameriera, in più puoi usare la nostra carrozza per venire qui dalla tua casa, come sempre.”-
- “Non devi esagerare così, starò molto più attenta da ora.”-
- “Non sto esagerando. Tutte le figlie di case rispettabili fanno lo stesso.”-
- “Ma io no sono nobile. Sono abituata a viaggiare da sola e lo preferisco.”-
- “Questa non è la Scozia, ma la capitale di Sua Regale Altezza. Le persone ti giudicano dal modo in cui ti vesti e agisci. Tuo padre è un membro della Royal Academy e un professore conosciuto dalle alte classi. Tu sei sua figlia, per cui dovresti essere consapevole dell'etichetta sociale di una vera lady.”-
- “A mio padre non importa nulla di questo.”-
- “Ma si opporrebbe nel fatto di diventare una vera lady? Non è così severo o formale. Fino a che non perdi le basi, dire qualcosa di bizzarro o agire in modo strano non diventerà un problema. Anche se vedi fate o le senti e parli da sola stanca della loro esistenza, la gente penserà soltanto che è una caratteristica della tua personalità.”-
“Non sono sicura che questo sia vero.”

Nella città di campagna, Lydia era trattata come una lunatica perché andava in giro dichiarando di poter vedere le fate. D'altra parte, Edgar aveva annunciato il suo titolo di Conte del mondo delle fate, eppure era stato accettato senza alcun problema.
Questo non voleva dire che l'alta società credesse nell'esistenza delle fate, ma avevano solo accettato il periodico senso dell'umorismo della famiglia che aveva ereditato il nome di generazione in generazione; ma la ragione per cui la società lo aveva accettato così prontamente era per il modo in cui Edgar era capace di agire come un ideale, perfetto nobiluomo, in cui nessuno ci poteva trovare uno sbaglio.

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- “Quindi, questo è il motivo per cui un ex membro di una banda può andare in giro con quella orgogliosa faccia d'alta classe.”-
- “Sì, ecco perché.”-
Comunque Lydia non desiderava agire come una nobile. Anche se questo la beneficiava, era bloccata sul punto nel quale avrebbe dovuto fare quello che voleva Edgar.
- “Il motivo per cui vuoi vestirmi come una lady è perché vuoi scacciare la noia, giusto? Devi essere fuori di testa per aver fornito quest'ufficio e mandato questi fiori.”-
- “Non ti è piaciuto? Ho scelto tutto con in mente la tua immagine.”-
- “Eh? Come potrei?”-
- “Come questa rosa, è una specie rara che fiorisce un fiore verde ghiaccio. Se la osservi sotto la luce di una lampada, la vedi brillare di un verde oro, proprio come i tuoi occhi.”-
Premette le labbra dolcemente sulla rosa che era vicina a lui. La guardò con occhi infiammati e allettanti e fecero l'impressione a Lydia di essere lei quella a ricevere un bacio sulla sua palpebra.
Edgar si alzò, continuando la conversazione mentre andava verso Lydia.
- “E tu sei la fata nel giardino fiorito. Averti qui, completa la stanza come un meraviglioso dipinto. Proprio come pensavo, è una visione bellissima. Ahh, sì, permetteresti ad una piccola viola di fiorire accanto a te. Di rimanere nella mia posizione per cui poter stare per sempre a guardarti; credo che illuminerebbe quel bellissimo caramello dei tuoi capelli.”-


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- “Ohh, va bene! D'accordo! Per cui, smettila.”-
Rimpianse di averlo chiesto e lui le tese una viola di fronte, dello stesso colore dei suoi occhi, sebbene stanca, l'accettò.
Quasi dimenticò che se a un donnaiolo veniva permesso di tenere aperta la bocca, avrebbe continuato senza fini a uscirsene con modi per complimentare e lusingare le persone, non importa che tipo di persone fossero.
Edgar strinse le spalle, come se avesse molto ancora che voleva da dire.

Aveva le fattezze di battute franche che esano molto imbarazzanti per lei, ma sapeva che quello che lui diceva non era quello che voleva veramente dire. Anche se sapeva ciò, si sentì come se lui, in qualche modo, si sarebbe intrufolato nel suo cuore, se lei gliene avesse data la possibilità, e questo era terribilmente sconvolgente per Lydia.
- “Ti tratto come una lady, perché non ti ho assunta come uno dei miei servitori. È perché sento che sei un'importante, insostituibile membro di questa famiglia del Conte.”-

Parlò con un insolito tono serio e mise la mano sul retro del divano su cui era seduta Lydia.
- “Questo titolo è qualcosa che mi hai dato tu e quindi non è solamente mio, ma credo che sia grazie a te. Tu, come dottore delle fate sei un mio partner importante.”-
- “Preferisco lavorare dietro le quinte. Non voglio travestirmi e diventare un tuo accessorio.”-

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- “Il valore di un gioiello è dato solo quando cattura e ipnotizza gli occhi di tante persone. È uno spreco lasciare una giovane e bellissima dottore delle fate dietro una tenda.”-
Era vero che lei era una giovane pedina, ma era un'opinione personale e completamente soggettiva il fatto che fosse carina o meno. Non aveva mai ricevuto complimenti sul suo aspetto a parte dalla sua famiglia, e lei non si considerava attraente. Le era stato detto e ridetto che il so aspetto era troppo austero e la sua personalità era troppo dura.
Sebbene Edgar fosse un'eccezione, si era sicuri che dicesse le medesime frasi lusinghiere a chiunque. 
Mentre lo pensò, cominciò a essere un po' irritata.
- “E, perché è così? Non è per metterti in mostra ancora di più”-
- “No, non è così. Voglio dire....., che voglio sempre che tu stia al mio fianco.”-
Lo disse in un tono timido, come se fosse insicuro; e ciò lo fece sembrare come se stesse confessando i suoi sentimenti insostenibili.
Lydia cercò disperatamente di calmare i battiti frenetici del suo cuore.

Edgar era un uomo di cui non fidarsi. Non era contorto all'interno, ma poteva prendere qualsiasi azione crudele se fosse stato necessario.
Se l'aiuto di Lydia era richiesto dalla famiglia Ashembert, allora lui avrebbe dovuto pensare ad ogni maniera per continuare a farla stare lì.
- “Vuoi tenermi d'occhio così tanto? È perché sono l'unica persona, a parte Raven che sa che eri un criminale che si suppone sia stato giustiziato in America? Non ho nessun piano di rivelarlo, per cui puoi rilassarti. Per tutte le fate che ti hanno accettato come nuovo Conte farò tutto il possibile per aiutare come dottore delle fate. Quindi non è necessario che mi lusinghi o pretendere di corteggiarmi.”-

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Edgar abbassò gli occhi sul pavimento, a vederlo sembrava che avesse il cuore spezzato.
Perché stai facendo quella faccia? Perché ti senti punto da quello che ho detto?
Non c'era modo che fosse ferito, ma, comunque, Lydia sentì una strana punta di colpevolezza. Se non era una bugia quando aveva detto che vedeva Lydia come sua partner, per cui doveva essere lei quella che doveva averlo ferito negando e mettendo in discussione i suoi sentimenti.
- “Capisco, non immaginavo che mi odiassi così tanto.”-
- “Uh, non volevo dire”- diss Lydia, alzandosi e gridando come se avesse voluto fermarlo.
- “Allora, questo significa che non sono odiato?”- Edgar si riprese in un batter d'occhio e all'improvviso prese le mani di lei tra le sue.
- “Non è come se odiassi proprio....”-
- “Quindi è molto sul piacere?”-
"Eh."

Il sorriso che faceva ogni ragazza cadere sotto una romantica illusione arrivò fino a lei.
- “No, nemmeno! Sono il dottore delle fate di questa casa, niente di più e niente di meno, per cui dovresti smetterla di parlare di cose così sconvenienti. Lasciami le mani”- gli disse arditamente, con gli occhi risoluti che guardavano quelli di lui.

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Edgar sorrise garbatamente, ma lasciò andare le sue mani, per cui voleva dire che lui avesse percepito i suoi sentimenti in cui non c'erano né romanticismo o desiderio.
- “Va bene, va bene. Allora parliamo di qualcosa che forse ti farà felice. Conosci l'uomo della nebbia?”-
Gli stava dando le spalle, ma sentendo ciò, si girò.
- “Conoscere l'uomo della nebbia?”-
- “Hmmm, quando le fate entrano nella conversazione, i tuoi occhi verde oro emanano un intenso scintillio. Scommetto che il mio forte rivale sono le fate, senza dubbio.”
Lydia non stava più sentendo quello che diceva Edgar. Perché stava ricordando il momento in cui era stata quasi attaccata al parco.

Ovviamente, non era una fata, ma un uomo umano che l'aveva seguita, ma non riusciva a non sentirsi debole al sentire la parola 'uomo della nebbia' un'altra volta.
- “C'è un'ospite donna che desidera sentire la tua opinione. So che sei appena stata in un'esperienza spaventosa, ma se non sei stanca, vorresti concederle una visita?”-

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Mentre guardò Lydia lasciare la stanza, Nico si alzò dal cuscino e si sedette sulla sedia in posizione eretta e incrociò le gambe.
- “Oh no, ha fatto proprio come il Conte voleva che facesse.”-
Prese una posata d'argento nella zampa e usando il suo riflesso, fissò la sua cravatta.
Più le fate erano di alte classe, potevano far sparire e scomparire il loro riflesso quando volevano.
Lui era insoddisfatto dei momenti in cui veniva frequentemente scambiato per un gatto, ma per il momento, gli piacque il suo rigoglioso, pelo argento ossidado, gli occhi che scintillavano come gemme e i suoi baffi virili.
- “Mi chiedo cosa succederà. È ovvio che lui è un furfante e fino a quando non farà nulla a Lydia, è inutile per me prendere posizione”- fece Nico, ma mentre lo diceva, non era contro l'entrare e l'uscire dalla proprietà, che sembrava un castello, di Edgar che stava iniziando a consolidare la sua posizione di Conte.
Era perché il tè era proprio delizioso.
Anche il cibo e i superalcolici erano piuttosto eccellenti. L'aria era sporca a Londra e c'era molto rumore e si stava veramente stancando di quella città, ma stava avendo un ripensamento nello stare lì un poi più a lungo.
- “Cielo, sentire la sua eccessiva parlantina dolce ha fatto raffreddare il mio tè.”-
- “Potrei versare una nuova tazza?”-
Chi era entrato nella stanza era il maggiordomo.

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- “Sì, falla particolarmente calda”- chiese Nico, tendendo la sua tazza da tè.
Il maggiordomo. Aveva del sangue di merrow in sé, e quindi aveva velocemente capito la vera natura di Nico, e per cui lui aveva smesso di fingere.
Edgar forse aveva percepito qualcosa, ma Nico non aveva l'intenzione di abbassare la guardia su di lui, per cui continuava a fingere di essere un gatto.
Quell'uomo nascondeva ancora delle cose, quindi non c'era ragione o obbligo per Lydia e lui di rivelare i propri segreti.
Avendo la sensazione che qualcosa non andava e il credere che non sarebbe mai stato in grado di capire la loro vera natura era corretto.
- “Oi, Mister maggiordomo, che cosa sta pensando fare il Conte?”-
- “Oh, come? - disse il maggiordomo con un'esitante risposta, mentre versava del caldo Darjeeling nella tazza.
- “Un po' di tempo fa, l'ho visto andare nell'area di centro città da solo. Era vestito con uno stile completamente diverso dal suo abituale essere perfetto, come uno di bassa classe e si era mescolato con la gente comune in vesti sporche.”-
- “Non ti stai confondendo con qualcun altro?”-
- “Nessuno sbaglio. Anche se riesce a nascondere quel biondo brillante della sua testa sotto un cappello comune, non riuscirà mai a nascondere quella sua presenza. Si distingue dalla folla, non importa come. Dovresti saperlo. Non so dire come sia diverso, ma lui ha una sua aura che lo fa sembrare diverso dal resto della folla.”-

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- “Forse è così.”-
- “Allora, chi era la ragazza che ha invitato nella sua carrozza tre giorni fa?”-
- “E' salito qualcuno?”-

- “Lady Walpole, è così che è stata chiamata, ma cosa sia lei per lui, non lo so. Le sta andando dietro?”-
- “Non ne ho la più pallida idea.”-

- “Humph, stai cercando di provare che un buon maggiordomo non rivela i segreti del padrone? Beh, bravo, ce l'hai fatta.”-
Tompkins replicò solo curvando le sue labbra carnose nella forma di un sorriso.
Un pesce.
Era questo che le sue sembianze ricordavano, perché aveva sangue di Merrow, e questo fece far leccare i baffi a Nico.
Poi Nico ricordò e spostò gli occhi verso la lattina sul tavolo.
- “Oh, puoi aprirla? La scatoletta.”-
- “Mangerai direttamente da lì?”-
- “Gli darò solo un assaggio.”-
Dalla sua tasca, il maggiordomo tolse un scalpello. Nico era meravigliato dal come lui lo portasse in giro con sé.
Fissò la scatoletta, inghiottendo un mucchio di saliva nella bocca, chiedendosi se era veramente la cosa più buona a Londra.

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Proprio allora, vide che lattina faceva vibrare un debole nebbia.
Come se stesse cercando di resistere a Nico che cercava di mangiarsela, emise ostilità attraverso il suo coperchio di ferro.
- “Aspetta!”- Nico fermò il maggiordomo che stava per fare un buco su di essa con il suo scalpello.
E poi prese la scatoletta e la picchiettò, la agitò, e serrò le sue zampe su di essa.
Quando la mise ancora una volta sul tavolo, fece un piccolo strattone nella direzione opposta come a voler fuggire.
Può essere che c'è una strana creatura si nasconde in essa?
Comunque, per via della sua struttura ermetica, uno per sapere cosa ci fosse dentro doveva aprirla, ma sarebbe molto pericoloso cercare di aprire, senza sapere che cosa contiene.

- “Per ora, mi tratterrò dal test dell'assaggio”- disse Nico incrociando le braccia, guardando la lattina.



* * * * *

Scortata da Edgar, Lydia entrò nel salone che si affacciava sul lato sud della casa, per vedere che l'ospite era una donna, in piedi per salutarla con un'espressione nervosa.
- “Mi spiace per averla fatta aspettare, Miss Marl. Questa ragazza è il mio dottore delle fate, Lydia Carlton.”-

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Sentendo la sua presentazione, la donna lasciò scrollare l'ansia via dalle spalle.
- “Oh cielo, per cui è lei, immaginavo che avrei incontrato una vecchia signora, una sorta di strega. Sono un po' esitante nel parlare della mia vicenda a una così giovane ragazza, potrebbe spaventarla.”-
Un dottore delle fate non è una strega.”
Aggrottò le sopracciglia pensando ciò, ma era un fraintendimento comune, comunque pensandoci una seconda volta, decise che non era qualcosa per cui creare un polverone.

- “Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Se si parla di fate, allora lei è perfettamente consapevole della loro ferocità.”-
Edgar invitò Miss Marl a prendere posto.
- “E quindi, non stavate parlando di come l'ultima figlia del Barone, Miss Doris Worpole sia stata portata via dall'uomo della nebbia?”-
Miss Marl si sedette e alla domanda di Edgar, abbassò la testa.
- “Sì, è corretto. La mia signora non è tornata a casa da tre giorni. Ha lasciato la casa per aiutare il negozio di carità e secondo la cameriera che la accompagnava, si sono separate da qualche parte nel luogo e non sanno dove si possa trovare da allora.”-
La figlia di un barone era scomparsa. E la storia sembrava dire che sia stata rapita dall'uomo della nebbia.”
Lydia serrò la sua espressione per la gravità della situazione.

Secondo Miss Marl, i genitori della sedicenne Doris erano morti e attualmente viveva con il suo zio tutore, e la sua cugina che aveva un anno in più di lei.

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Miss Marl era stata la tutrice in passato della famiglia Worpole, ma aveva lasciato il posto per via del matrimonio, però era rimasta in contatto con la figlia del barone, anche dopo di esso. Dal momento che era una parente lontana dei baroni, stava cercando dove fosse la figlia del barone ed era preoccupata per la sua sicurezza come amica.
Comunque, per il fatto che questo tipo di incidente avrebbe potuto essere visto come una disgrazia e avrebbe potuto incidere negativamente i futuri propositi di matrimonio di una giovane debuttante d'alta società, le sue ricerche erano state segretamente gestite dalla famiglia baronese, ma quando Miss Marl aveva tirato fuori la possibilità dell'uomo della nebbia, era stata derisa e la cosa non era stata tirata fuori un'altra volta.
Beh, anche Lydia era spesso derisa quando sollevava l'argomento delle fate, per cui sapeva come si sentiva.
Questo era quando Miss Marl aveva rimuginato sul da farsi, e alla fine, consapevole che avrebbe rivelato il segreto che Lady Doris forse era stata coinvolta involontariamente in qualche sorte di pericoloso incidente, era venuta per una visita, per chiedere un aiuto da parte di Edgar.
Apparentemente sentiva che lui era sincero, affidabile e quindi poteva contare su di lui. Ma i pensieri di Lydia in questo frangente erano che lei fosse stata ingannata nel pensare questo.
Sebbene fosse sposata, Mrs Marl era ancora una giovane donna, e al quanto attraente, per cui Lydia poteva capire perché Edgar avesse voluto avere una buona espressione in sua presenza.
- “Sì, ricordo che la nebbia quel giorno fosse talmente densa da non riuscire a vedere due passi di fronte a se”- disse Edgar.
Ma solo per quel motivo, normalmente nessuno sarebbe saltato a lamentarsi che fosse un rapimento da parte dell'uomo della nebbia.


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- “Allora, perché credete che sia stato l'uomo della nebbia? Anche se lei è scomparsa in una notte nebbiosa. Si questi tempi, non ci sono molte persone che prendono sul serio l'uomo della nebbia”- fece Lydia.
- “Sì, onestamente, ancora non ci credo pienamente. Mi dispiace, sebbene sia qui a chiedere il tuo aiuto. Ma non abbiamo indizi, come per il fatto che sia scomparsa nella nebbia. E la mia signora sembrava crederci seriamente nell'esistenza di fate, come l'uomo della nebbia. Era assorbita nel gioco dell' 'uovo fatato' . Ho sentito che sia come uno dei giochi del predire la fortuna, e se si rompesse la promessa alla fata, si dice che l'uomo della nebbia verrebbe a punirti e per cui ricordo che fosse abbastanza spaventata da quello, ed ero preoccupata da quanto sembrasse in preda al panico.”-
- “L'uovo fatato?”-
- “Non lo conosci Lydia? È molto popolare tra le ragazze.”-
Perché dovresti conoscere il gioco preferito tra le ragazze? Lydia voleva veramente chiederglielo, ma decise che fosse solamente sciocco.
- “Devi posare sul tavolo un pezzo di carta che ha inscritte le lettere dell'alfabeto e poggiare una sfera di cristallo e una moneta sopra di esso. Con un po' di persone, metti il dito sopra la moneta e chiami la fata che si suppone stia nella sfera di cristallo. Ci sono due modi di fare questo gioco, uno o due amici fanno una promessa e fanno un giuramento sull'uovo fatato e l'altro è dove fai domande e la fata risponde. Per il gioco con le domande, la fata usa il suo invisibile potere per muovere la moneta e puntarla sull'alfabeto, in modo tale che puoi trovare la persona che condivide i tuoi stessi sentimenti o puoi scoprire se c'è qualcuno a cui piaci.”-

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- “Per cui l'hai provato.”-
- “Sì. È piuttosto divertente. Tutte le ragazze erano eccitate e urlavano di gioia. Quando muovi la moneta sopra le tue iniziali quando loro ti chiedono chi potrebbe essere il loro futuro amante, una ragazza incrementa davvero la consapevolezza nei tuoi confronti, è molto più facile che cercare di conquistarla.”-
“Tu, razza di buono a nulla.”

Lydia lo fulminò con sguardo sprezzante, e lui solamente, alzò gli angoli della bocca.
Ma quando tornò a guardare Mrs Marl, sostituì la sua espressione in una preoccupata.
- “Per cui Mrs Marl, quell'uovo fatato è solo un semplice gioco. Anche se non ci fosse stata una fata, uno di membri partecipanti deve aver volutamente o inconsciamente mosso la moneta.
Solo quelle ragazze devono credere che sia stato il potere della fata, per cui se hanno rotto la promessa o hanno lasciato la moneta nel mezzo delle domande, sono esageratamente preoccupate di aver fatto arrabbiare la fata.”-
- “Ma, non si può essere certi che non ci fosse una fata. Amano fare scherzi. Se ci fosse stato qualcosa dentro la sfera di cristallo, questo avrebbe potuto interessarle, per cui ci può essere la possibilità che le sono andate vicino e qualcosa ha interferito con la predizione ”-
La signora si piegò in avanti in un gesto preoccupato.
- “Il che significa, che se offendi o irriti la fata, allora c'è la possibilità che venga a portarti via da qualche parte con sé”-

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- “Forse, non saremo certi per poter negare questa possibilità, ma un uomo della nebbia non è sicuramente interessato in un gioco con monete. Il suo corpo è una massa di malvagità e malizia aggregata ad uno spirito demone. Non è il tipo che tratta o negozia con gli umani.”-
Oh, mio dio, fece la signora, rabbrividendo.
- “Edgar è vero che l'uomo della nebbia può punire chi ha partecipato al gioco dell'uovo fatato?”-
- “Chi lo sa, quando ho partecipato io, l'uomo della nebbia non è stato menzionato. Lo abbiamo chiamato solo “Signor fata”. E non credo che la punizione fosse così severa da far preoccupare di ciò a delle giovani ragazze.”-
- “Questo avrebbe senso. O altrimenti, non sarebbe un gioco. L'unica cosa che mi preoccupa è il gioco dell'uovo di fata e l'uomo della nebbia e il modo in cui sono connessi con Lady Dorsi che gli ha menzionati.”-
- “Ma, Lydia non ci può essere la possibilità che sia stata rapita da una fata differente a cui piace fare degli scherzi.”-

- “E'...... è arduo da dire a questo punto.”-
- “Allora cosa dovremmo fare? È nella tua area di lavoro?”-
Era altrettanto importante scoprire se fosse stato l'atto di una fata o di un umano. Lydia non esitò e si rivolse alla lady.
- “Ovviamente, la cercherò. Se sarò di alcun aiuto.”-
- “Uhh...”-fece Mrs Marl con uno sguardo dubbioso.

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- “Non saresti in grado di evocare una fata adesso e chiederle il luogo dove si trova la mia signora o guardare in una sfera di cristallo?”-
“sembra che abbia confuso il ruolo di un dottore delle fate con un sensitivo o un chiromante.
- “Umm, non posso risolvere i misteri usando alcuna magia. È solo che ho un po' di conoscenze sulle fate in generale, e tutto quello che posso fare è cercare degli indizi che qualunque fata abbia lasciato.”-
Alla sua risposta, Mrs Marl non nascose la sua delusione.
La sua reazione depresse anche Lydia.
La signora era venuta lì sperando in una risposta. Anche se il suo unico aiuto fosse stato qualcuno che potesse usare la magia, avrebbe dovuto cercare qualcuno che indicasse chiaramente dove fosse la figlia del barone e se quel posto fosse sulla terra o in un diverso regno.
La normale prestazione di un dottore delle fate non era qualcosa di stravagante come usare poteri magici davanti a dei clienti per cui spesso non erano compresi o gente su cui si contava.
Ecco perché la maggior parte delle volte erano visti come eccentrici dal resto della società.
- “Sarebbe inutile per voi? Mrs Marl. Nel modo in cui voi fate domande a persone diverse, Lydia qui chiederebbe in giro a fate diverse. Se qualcosa fosse successo a Lady Doris in un'area vuota, deserta, allora forse una fata potrebbe essere stata lì e averla vista.”-


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Edgar parlò dolcemente alla signora. Apparentemente le sua rassicurazioni avevano funzionato e lei aveva un'espressione soddisfatta e felice.
- “Sì, avete ragione. Per favore Miss Carlton, trovi la mia adorata amica.”-
Lydia mostrò la sua gratitudine e annuì.
Edgar si girò per nascondere una parte del suo viso dalla lady e le fece l'occhiolino. Lydia capì che le aveva dato il suo aiuto puntuale, ma non poteva fare a meno di pensare che stesse scherzando in una situazione seria.
Ma, sorprendentemente, Edgar era a ben conoscenza di cosa fosse un dottore delle fate. Questo poteva essere perché in passato lui stesso aveva sperato di avere la conoscenza delle fate piuttosto di poteri magici da Lydia, ma fin dall'inizio lui non l'aveva considerata con eccessiva curiosità o aveva avuto una paura esagerata di lei.
Il motivo per cui lei non poteva scrollarselo di dosso sebbene sapesse che fosse un uomo disonorevole, probabilmente derivava da quella parte di lui.

Dal momento che non c'era stato nessuno in passato che l'aveva capita decentemente e accettato l'abilità di Lydia, questo la faceva guardare al di la dei difetti di Edgar.
Forse era questa la ragione per cui sarebbe stata trascinata in giro.
- “Mio signore, vi ringrazio molto. Siete l'unico che ha onestamente ascoltato a una storia di fate così ridicola.”
Mrs Marlr guardò verso Edgar con un'espressione calma.
- “Oltretutto, siete stato tanto gentile da incoraggiarmi sul fatto che il vostro dottore delle fate sarebbe stato in grado di risolvere questo problema. Dal momento che non c'è nulla che posso fare quando si tratta di fate.”-

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“Cosa? È stato Edgar che ha proposto questa offerta?”
Lydia ne era certamente sorpresa.

In qualunque modo lo si pensasse, non c'era modo che quest'uomo pensasse che questo fosse il lavoro di una fata. Dichiarava che “l'uovo fatato” che prevedeva fortuna fosse solo un semplice gioco, che non aveva trucchi in sé. Eppure era irresponsabile da parte sua dirle che un dottore delle fate sarebbe stato in grado di fare qualcosa.
Aveva la piccola sensazione che lui stesse cercando volutamente di trascinarla in questo caso.
- “Non del tutto. Ho incontrato Lady Doris prima, per cui naturalmente mi sono preoccupato un po'”- fece alla signora un piccolo sorriso, mentre Lydia lo fissava freddamente dall'altro lato, con occhi dubbiosi.
Adesso che ci pensava, quest'uomo voleva veramente offrire il suo aiuto nell'innocente tentativo di aiutare qualcuno?
O voleva solo comportarsi da gentiluomo di fronte ad una signora?
Non sapeva la risposta, ma si sentì come se fosse stata usata per i suoi comodi da lui.
Forse, stava pianificando di fare qualcosa contro la legge un'altra volta.
In quel momento, il pensiero che attraversò la mente di Lydia fu che forse era lui il colpevole, il quale era un sospetto da dubitate, non era basato su nulla, contro l'ex criminale che non pensava o provava nulla contro l'infrangere la legge.
Traduzione di Lucyl Kappa Kanwar






1 commento:

  1. Interessante "nuovo" inizio.
    L'uomo della nebbia è inquietante.
    La sparizione mi fa preoccupare.
    C'è molta tensione nell'aria soprattutto tra Edgar e Lydia.
    Del conte quanto ci si può fidare?
    Sono curiosa!
    Grazie!

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